sexta-feira, 31 de outubro de 2008

La recessione degli USA si deve solamente agli errori di pochi mesi?


Quello che è stato il grande impero del secolo XX traballa su diversi fronti. Vi è un scontento generale dell'opinione pubblica causato da fatti “straconosciuti”: la guerra dell’ Iraq, lo scandalo delle subprime, lo shock dello 11-S ed il terrorismo globale... L’economia degli USA, che non ha mai ricoperto il ruolo di unica potenza in questo mondo multilaterale, sta vivendo la terza crisi più lunga dalla Grande Depressione degli anni trenta. È stata solamente superata dai risultati della crisi che si verificò tra la fine degli anni settanta e inizi ottanta. L'ufficio nazionale di investigazione economica (NBER) ha appena confermato quello che anche la persona più disorientata avrebbe notato. L'economia statunitense aveva incominciato a contrarsi già nel dicembre dell'anno scorso, come conseguenza dell'esplosione della bolla immobiliare. Così, questi esperti proclamano che si può parlare ufficialmente di recessione.

L'economia degli Stati Uniti ha distrutto in 2008 quasi 1,2 milioni di posti di lavoro, di cui 240.000 si sono persi il passato mese d’ottobre, quando l'indice di disoccupazione è arrivato al 6,5 per cento, il maggiore da marzo 1994. Cifra che è stata superata nel mese di settembre, con 284.000 impieghi “distrutti”, i maggiori in sette anni. In ottobre, secondo i dati ufficiali, il numero di disoccupati è aumentato di 603.000 ed è arrivato ai 10,1 milioni di persone, il maggiore in un quarto di secolo. Anche la cifra delle persone che lavorano a tempo parziale è aumentata; dai 645.000 è arrivata ai 6,7 milioni.

La Casa Bianca, da parte sua, sebbene ammette di accettare i dati del NBER, assicura che non cambierà la sua strategia in rapporto alla crisi. Porterà avanti una serie di misure che si orientano a restituire le finanze e i crediti alla normalità. George W. Bush, di fronte alle numerose voci che parlano del collasso del sistema sostiene che l'attuale crisi economica non si deve al fallimento del libero mercato. Mentre conta disperato i giorni che gli rimangono alla guida degli Stati Uniti, continua a difendere il modo d’agire del suo governo e afferma che il paese supererà la crisi essendo il leader dell'economia mondiale. “Non si possono dimenticare sessanta anni di successo per alcuni errori di pochi mesi”. George W. Bush si riferisce indirettamente allo scandaloso caso delle subprime, dopo che molti hanno accusato il suo governo di chiudere vergognosamente un occhio davanti a quello che accadeva davanti ai propri nasi.

Questa posizione bushiana si contrappone a quella che inaugurerà l'era Obama, che patrocina dall'inizio della campagna elettorale misure di taglio sociale che sopportano un importante intervento dello Stato. Aspettiamo di vedere che cosa ci reserva il futuro e se il colosso rinascerà dalle proprie ceneri come una fenice.

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